Studi e ricerche sul linguaggio usato dalle donne.

Accenni

Nel campo della sociolinguistica, i cinque principali fattori di differenziazione in campo linguistico sono considerati essere : l’ età, il sesso, il gruppo etnico, la classe socio-economica, il livello di istruzione. Queste sono le affermazioni teoriche : in realtà gli studi sulla differenziazione sessuale del linguaggio sono stati molto limitati ed insufficienti, ed il più delle volte si è preferito eludere il problema.

Scrive Gaetano Berruto :  “Spesso le donne parlano in modo diverso che gli uomini; sovente nel vocabolario usato dalle donne compaiono settori terminologici ignoti o infrequenti nell’ uso maschile ( per esempio, i termini relativi alla cura della casa e dei bambini, ai cosiddetti “lavori donneschi”, ecc. ), mentre vi sono escluse o infrequenti espressioni relative a certe sfere ( come la sessualità, o la meccanica; ecc. ). Si ritiene che in genere le donne siano più conservative degli uomini: ma non è dimostrato, anzi esistono prove in contrario, che attestano la maggior propensione dei parlanti di sesso femminile ad accettare innovazioni.

E’ presumibile che le differenze di comportamento linguistico riscontrabili tra maschi e femmine siano di origine e natura del tutto sovrastrutturale; cioè acquisite in seguito all’ instaurarsi di certi rapporti sociali piuttosto che di altri, tranne ovviamente i caratteri fisiologici ( come differenze di altezza nella pronuncia della catena parlata, ecc. ); ma non è qui la sede per discutere l’ argomento.”

Quindi Berruto, pur postulando che il comportamento linguistico delle donne sia strettamente dipendente da fattori sociali, non ritiene l’ argomento abbastanza rilevante per occuparsene a fondo, e passa avanti. Molte volte i ricercatori hanno eluso il problema occupandosi soltanto dei soggetti maschi allorché era in corso uno studio sul linguaggio; anche se poi nel corso di tale ricerca gli aspetti sessuali del linguaggio emergevano.

Questo è il caso dello studio su “I pronomi del potere e della solidarietà”, precedentemente citato. Infatti gli autori scrivono, a proposito dell’ uso di T (tu) e V (voi, Lei) : “Gli informatori più accessibili erano studenti residenti a Boston nell’ autunno del 1957(…) ; sebbene abbiamo dati anche da un piccolo campione di donne, quest’ analisi è limitata ai maschi”. Più avanti leggiamo : “I francesi sono più inclini dei tedeschi a dire T a un altro studente maschio, a un collega impiegato in un ufficio, e a qualcuno con cui sono stati a scuola insieme” ; e ancora : “Incidentalmente, il cameratismo del maschio italiano si estende alle donne; a differenza degli studenti francesi o tedeschi, gli studenti italiani dicono T alle studentesse quasi con la stessa facilità con cui impiegano il pronome con studenti maschi”.

Nonostante risultasse chiaro che il comportamento linguistico variava a seconda del sesso dell’ interlocutore, e che probabilmente le donne avrebbero avuto atteggiamenti diversi nell’ attribuire il TU, questo tipo di ricerca non è stata fatta. Altre volte, occupandosi della diglossia all’ interno delle comunità arabe o ebraiche ( varietà di ebraico e di yiddisch, di arabo cranico e di dialetto informale ), non si è sottolineato abbastanza come la diglossia fosse una caratteristica dei maschi del gruppo, in quanto le donne hanno un ambito di azione e di contatti limitato alla casa e al piccolo gruppo dei conoscenti.

Fishman ha riportato, in un capitolo sulla commutazione di codice nei bilingui,  due conversazioni svolgentisi tra un principale ed una segretaria , (la prima), e tra due giovani portoricani, un ragazzo e una ragazza (la seconda). In entrambi i casi il passaggio dall’ inglese (formale) allo spagnolo (informale) è affettuato dall’ uomo, ma secondo Fishman il sesso è una variante irrilevante, e non rientra nella definizione dei rapporti di ruolo.

Al contrario Labov, nei suoi studi sulla stratificazione sessuale del Th , ha rilevato che : “Nell’ uso accurato della lingua le donne usano un numero minore di forme stigmatizzate degli uomini (…) e sono più sensibili degli uomini al modello di prestigio. Esse mostrano cioè una più netta inclinazione del mutamento di stile, specialmente all’ estremo più formale dello spettro. (…) Questo comportamento è particolarmente marcato nelle donne appartenenti alla classe medio-bassa, che la presentano nella forma più estrema. E’ problematico se anche le donne delle classi basse siano più sensibili degli uomini all’ aspetto sociale del linguaggio : non abbiamo dati univoci su questo punto”.

Anche altri autori hanno rilevato che, nella scelta tra una varietà corretta, “standard”, e una variet{ meno corretta, popolare, le donne tendono più degli uomini ad usare la varietà corretta, e sotto questo aspetto risultano anche più “conservative” degli uomini. Comunque, all’ interno dei più generali studi sociolinguistici, non abbiamo che osservazioni sporadiche sull’ argomento “donna” , quando poi non si limita addirittura l’ osservazione ai parlanti uomini, estendendo successivamente i risultati a tutta la popolazione. Le donne sono in ogni caso trattate come una minoranza, di cui ci si può occupare o meno, nonostante costituiscano la metà, a volte la maggioranza, di ogni popolazione umana.

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