Subordinazione sociale della donna

Molte volte le interrogazioni, che abbiamo rilevato così numerose nel linguaggio delle donne, non sono dovute a reale insicurezza o dubbio, ma valgono consapevolmente come appoggio per l’ uomo, rassicurazione sul fatto che a lui spettano le decisioni, volontario atto di sottomissione. In questo caso le domande, o meglio gli interrogativi retorici, sostituiscono le affermazioni recise, ritenute più adatte ai maschi ; nel linguaggio delle donne sono più accetti vaghi accenni, con una interrogazione ansiosa sulle intenzioni dell’ altro. Troviamo infatti : “ E’ una bellezza questo giardino, vero ? ” ; “ Andiamo ? O forse è troppo lontano ? ” ; “ E’ bello qui, non trovi ? ” .

In effetti il ruolo della donna è, secondo una diffusa consuetudine, quello di essere al servizio dell’ uomo, come madre e come collaboratrice-aiutante subordinata. Il suo è essenzialmente un servizio di procreazione e di soddisfacimento dei bisogni affettivi e psicologici della prole ; e collegata a questa funzione di madre c’è la caratteristica della rinuncia e del sacrificio, massime doti riconosciute alla donna. Nietzsche nel libro Così parlò Zarathustra ha scritto : “La felicit{ dell’ uomo si chiama : ‘io voglio’ , la felicità della donna si chiama ‘egli vuole’ . ” E’ illuminante che i lavori ritenuti adatti alle donne siano quelli del “buon cuore” e del “bel corpo”, vale a dire mansioni che riproducano la sua funzione sessuale e familiare. Il suo “buon cuore”si esprime nel lavoro di infermiera, nell’ assistenza sociale, nell’ assistenza ai bambini, nei compiti educativi.

Come commessa, hostess, indossatrice e segretaria vengono invece esaltate la “bella presenza” e le “buone maniere” della donna. Nella Enciclopedia per ragazzi già citata (Vol 12, pp. 412-413) si descrive l’ infermiera come provvista di “un amore che è prudente, discreto, tollerante, dettato dalla bontà, accompagnato sempre dal sorriso” ; e si aggiunge : “Di sacrificio è costellata la vita dell’ infermiera”.

L’ assistente sociale è “aiuto, consiglio, guida”, mentre troviamo riguardo all’ assistente turistica : “ E’ stata opportunamente definita ‘ la signora che fa gli onori di casa ’. Occorrono molto tatto e intuito per non urtare l’ eccessiva sensibilit{ di un passeggero, per appianare eventuali piccole divergenze, per saper captare da un gesto, da una parola. L’ ansia, la preoccupazione, il disagio dell’ ospite ”.

Teoricamente,oggi, la donna che lavora è in condizioni di eguaglianza col marito, ma in realt{ porta sempre il carico dell’ allevamento dei figli, per cui è costretta a scegliere professioni e mestieri che non impediscano questa funzione. Anche se giornalista., medico, scienziata, diplomatica, la sua carriera è limitata ; non può fare lunghi viaggi lontano da casa ( che sono invece consentiti al marito ) per partecipare a conferenze o intraprendere studi, se in casa ha dei bambini. Attualmente gli scienziati (lo testimonia il libro Da zero a tre anni ) hanno compiuto una ulteriore rivalutazione del compito materno. Del resto la stessa Costituzione Italiana, articolo 37, precisa che : “ Le condizioni di lavoro debbono consentire ( alla donna ) l’ adempimento della sua essenziale funzione familiare ”.

Un brano tratto da un testo elementare e riportato nel libro I pampini bugiardi col titolo polemico de “Il figlio della serva” dice : “ Le mani della mamma sono belle e buone. Le mani della mamma sono laboriose e carezzevoli, le mani della mamma sono utili e umili, amorose e infaticabili. Sono utili perché compiono tanti lavori, umili perché non rifiutano mai di fare qualsiasi servizio, infaticabili perché sono sempre attive ”.

Anche Rousseau raccomandava : “ L’ educazione delle donne deve essere relativa agli uomini. Piacere loro, essere loro utili, farsi amare e onorare da loro, educarli da giovani, consolarli e render loro la vita serena e dolce : ecco i doveri delle donne in tutti i tempi e ciò che bisogna loro insegnare fin dalla loro infanzia ”. Le femmine hanno perciò sin dall’ infanzia molti maggiori doveri dei ragazzi. I genitori si aspettano che esse siano più affettuose e pronte ad assisterli anche da adulte, quando essi saranno anziani, che stiano più tempo a casa a fare loro compagnia, che siano servizievoli. Il maschio è considerato per quello che sarà da grande, la femmina per quello che darà.

“ Due destini del tutto diversi. Il primo destino implica la possibilità di utilizzare tutte le risorse personali, ambientali e altrui per realizzarsi, è il lasciapassare per il futuro, è il benestare per l’ egoismo. Il secondo prevede invece la rinuncia alle aspirazioni personali e l’ interiorizzazione delle proprie energie perché gli altri possano attingervi. Il mondo si regge proprio sulle compresse energie femminili, che sono lì come un grande serbatoio, a disposizione di coloro che impiegano le proprie per inseguire ambizioni di potenza ” .

Mentre i maschi sono praticamente liberi di giocare sempre, e ritengono di aver diritto al gioco, spesso le femmine devono aiutare nelle faccende domestiche, fare commissioni, badare ai fratellini, e anche porsi al servizio degli stessi coetanei.

Anche nella vita adulta questi obblighi restano : nel mercato del lavoro la posizione delle donne è quasi sempre subordinata, dequalificata e accessoria rispetto a quella degli uomini ( commesse, dattilografe, le impiegate del grado più basso ). Inoltre in ogni caso i compiti ritenuti di maggior prestigio sono affidati ai maschi. E’ recente la vicenda di un’ azienda statale, in cui gli impiegati uomini pretendevano, spalleggiati dalla ditta, che le loro colleghe, assunte con la stessa qualifica, battessero a macchina le loro pratiche. In conclusione, nel linguaggio non possono che mostrarsi le virtù della pazienza, della capacità di fare più cose contemporaneamente e dell’ intuito, per cui la donna sa addirittura prevenire i desideri degli altri. Nel linguaggio femminile tipico di una certa letteratura i personaggi positivi parlano poco, mentre l’ uso diffuso dell’ espressione verbale ( di cui abbiamo parlato in precedenza ) è tipico dei ruoli negativi. In un libro di commento ai fumetti e fotoromanzi vari si legge : “ Cos’ è questo linguaggio astratto, se non l’ abitudine di lasciare le parole a metà, di balbettare, che caratterizza tutte le eroine “brave”, “serie”, “innamorate”… ? Per le ragazze tutto ciò è molto rassicurante se con il silenzio si conquista prima un uomo e poi un marito ; il silenzio diviene la norma comportamentale. Del resto nei fotoromanzi le ragazze che parlano troppo finiscono male ”.

Quindi spesso la protagonista positiva lo è anche perché balbetta, esita, conserva a lungo il silenzio, mentre quella che sa usare il linguaggio è classificata come “poco seria”. Anche di fronte a situazioni difficili l’ unica reazione consentita è il silenzio. “ Infastidita decido di sedermi fissando il vuoto con occhio intenso e scoraggiante, come nel pieno di una meditazione zen. … ; …. Mi sprofondo nella pagina sportiva che non mi interessa un accidente, tanto per tenere impegnati gli occhi….”

Cioè una ragazza dovrebbe far finta di non vedere, di non capire, e le è tradizionalmente vietato di rispondere per le rime e di contrattaccare, se occorre. Dovrebbe usare il mezzo verbale soltanto in funzione di servizio e di aiuto per gli altri, in particolare per l’ uomo. Allo stesso modo una ragazza che gira abitualmente in motocicletta e una donna che guida l’ auto lasceranno la guida, rispettivamente, al ragazzo e al marito, qualora siano presenti. Un’ altra tacita regola è che la donna metta il suo braccio sotto quello dell’ uomo, senza che mai avvenga il contrario ( è lei che si deve appoggiare a lui ), e che in ogni situazione socialmente rilevante ( discussione di affari, presentazione ad estranei ) l’ interlocutore privilegiato sia l’ uomo.

Si dice comunemente che un a donna, anche se effettivamente detenga comando e responsabilità in casa, non debba darlo a vedere, per non squalificare socialmente il marito ; ed infatti gran parte delle donne tengono sempre presente questo fatto. Nel caso prima riportato accetteranno di buon grado di spostarsi sul sellino posteriore e a fianco del posto di guida, sapendo che in caso contrario esporranno l’ uomo ad essere giudicato un incapace e un debole. Proprio per questo nei modelli comunicativi viene esaltato per la femmina l’ uso dell’ espressione verbale di servizio. Infatti vi è sempre la minaccia che la donna passi a un tipo di linguaggio autoritario, al tono di comando, alla petulanza .

Sono innumerevoli le scenette e le barzellette che mostrano come il massimo della negatività donne ( soprattutto se mogli ) che usano continuamente un tono di comando e un atteggiamento prepotente. Ve n’ è una in cui una sposa sull’ altare, senza aspettare che lo sposo risponda “sì” al sacerdote, dice con un tono che non ammette repliche : “Sì, sì, lui vuole”.

Si passa così da un estremo all’ altro, il primo come modello positivo, di comportamento, il secondo come spauracchio da esorcizzare.

Ritroviamo la subordinazione linguistica delle donne in una norma della convenienza sociale, secondo cui anche tra amici e conoscenti spetta all’ uomo rivolgere per primo le formule di saluto. “ Mio fratello, quando sta per strada e incontra una ragazza, anche se è piccolo, però saluta. Io invece, se soltanto mi azzardo magari a salutare un ragazzo, che mi ha invitato a una festa, non posso farlo, perché sennò mio padre mi strilla e mi minaccia di botte ” , è la dichiarazione di una ragazza dodicenne.

Sui ritmi e sulla gerarchia della comunicazione verbale ha influito in parte anche il modello sessuale dominante. Credere nell’esistenza di “biologici” ruoli sessuali porta a vedere sempre e in ogni caso l’ uomo come “cacciatore” che prende l’ iniziativa del rapporto e la donna come “preda”, “oggetto d’ amore”, che al massimo può respingere o accettare le richieste del maschio, mai esprimere le proprie. Le si insegna a non dire per prima a un uomo : “Ti amo”, ma aspettare la sua dichiarazione, per poi accettare o rifiutare. Ancora oggi non le conviene, in molti ambiti sociali, prendere l’ iniziativa nel rapporto ; questo comportamento appare quasi “contrario alla natura”, e può essere considerato non solo inopportuno, ma una perversione.

“ Poiché alla sessualità femminile è dato di esistere e di manifestarsi solo quando si dimostra complementare a quella del maschio e passiva rispetto a quella, ogni ricerca attiva di incontri sessuali da parte della donna è indice di patologia”, osserva Elena Gianini Belotti ( nell’ articolo citato in precedenza e riferentesi al termine “ninfomane”, usatissimo dai critici cinematografici e teatrali per definire i personaggi femminili ).

Anche tra i giovani l’ espressione aperta del desiderio della ragazza è spesso male accolta. Una ragazza deve aspettare (eventualmente provocando) che sia il ragazzo a farsi avanti, non chiedere appuntamenti ma farseli chiedere, deve restare seduta ad aspettare l’ invito al ballo, così come nel rapporto per lei è sbagliato toccare, molto meno essere toccata.

Sebbene l’ azione del baciarsi sia del tutto paritaria, essa deve essere iniziata e condotta dall’ uomo ; la protagonista di un romanzo o di un film dirà infatti : “ Perché adesso non mi baci ? ” oppure “ Ieri mi ha baciata ”.

Tutto questo porta i maschi e le femmine a vivere esperienze vitali totalmente differenti. Ad esempio non fa parte dell’ esperienza intima dell’ uomo sapersi guardato, sapersi concupito, mentre è parte costante di quella della donna anche quando, anonima, cammina per la strada.

Così come diventa estraneo alla psicologia di quest’ ultima il prendere l’ iniziativa, agire, scegliere, prendere decisioni, azioni che per l’ uomo sono quasi obbligatorie. “Abbordare” nel senso di “attaccare discorso” è un verbo che si applica generalmente ad azioni di uomini verso donne, e nel linguaggio comune sono queste ultime ad essere definite “abbordabili”, cioè “di facile abbordo, accessibili”. E’ infatti socialmente accettato e considerato normale il comportamento ad esempio di un muratore che, dall’ alto della sua impalcatura, fischia dietro a una ragazza che passa e anche la chiama. Quanto poco gli uomini si aspettino una prima mossa delle donne nell’ avvicinamento ci viene dimostrato da una inchiesta compiuta dalle redattrici del giornale francese “Elle”. Esse nel corso di una intera giornata hanno appunto “abbordato” più di cento uomini, constatando che la reazione generale era di stupore e di sgomento.

Comunque i rapporti di ruolo a cui ci riferiamo, abbiano o no una tale origine, non si limitano all’ apertura del discorso e continuano nel corso dell’ interazione verbale .

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