Donna e scienza

Le donne che vi presentero’ in queste pagine sono donne che hanno deciso di rischiare, che hanno deciso di utilizzare le loro risorse per tentare di cambiare qualcosa….

La storia delle donne in tutti i campi della conoscenza è contrassegnata da un’esclusione sociale che risale a tempi molto antichi. Questa, accompagnata dalle difficoltà che hanno caratterizzato lo sviluppo della scienza (anche) al femminile ha generato notevoli disparità di genere che si sono riflettute nel mondo del lavoro, della politica e della ricerca, e che hanno determinato la crescita di una società in cui il genere maschile, soprattutto nelle posizioni apicali, si impone ancora oggi come predominante.

Il tema dell’esclusione delle donne dal sapere scientifico è stato spesso rappresentato dalla vicenda della matematica Ipazia, considerata la donna più sapiente dell’antichità.

Il nome di questa studiosa si è tradotto nel tempo nel simbolo di quella repressione che molte donne hanno subito nel corso dei secoli nel tentativo di affermarsi in un campo di sapere scientifico.

Ipazia (370-415), figlia del matematico e astronomo Teone, si dedicò con estremo successo alla matematica, all’astronomia ed alla meccanica, inventò l’astrolabio, il planisfero e l’idroscopio, ma fu barbaramente uccisa da un gruppo di monaci che interpretarono come sacrilega tanta femminile genialità.

Il contributo che le donne hanno offerto nel corso dei secoli alla scienza è tutt’altro che irrilevante, ma le scienziate che sono riuscite ad affermarsi sono state persone che nei diversi campi del sapere hanno offerto un impegno sempre superiore a quello dei colleghi maschi e che parallelamente sono riuscite a superare gli innumerevoli ostacoli imposti dai diffusi stereotipi sul ruolo della donna nella società.

Nondimeno è stata l’estrazione sociale, il sostegno familiare e uno status economico agiato, a influenzare positivamente e talvolta permettere l’affermazione di molte e rilevanti scienziate.

Essendo stato per secoli precluso alle donne l’accesso all’istruzione, ed avendo fondamentalmente accesso a questa solo quelle rinchiuse nei conventi, le donne hanno ottenuto maggiore visibilità nella poesia, nella scrittura e nella pittura. Mentre il progredire nelle scienze, e in particolare in quelle “dure” che necessitano di una preparazione di base tanto specifica quanto inaccessibile al mondo femminile, è stato difficile se non impossibile nella maggior parte dei casi. Probabilmente a questa causa è imputabile il pregiudizio secondo il quale le donne sono più inclini alle materie letterarie e linguistiche piuttosto che a quelle scientifiche. E’ sufficiente ricordare che solo nel 1874 in Italia venne permesso l’accesso alle donne ai licei ed alle università, anche se ci vollero molti anni prima che il fenomeno ottenesse una minima rilevanza.

Ancora all’inizio del 1900 lo Stato italiano tendeva infatti a sostenere una stretta relazione tra donna e casa, una sorta di binomio inscindibile che poneva appunto l’abitazione come naturale sede della donna. Negli stessi anni, ancora il mondo cattolico si adoperò fortemente a sostegno dello stesso pregiudizio, nell’enciclica papale Rerum Novarum si cita infatti: “Certi lavori non si confanno alle donne, fatte da natura per i lavori domestici, i quali grandemente proteggono l’onestà del debole sesso”. Nonostante le difficoltà determinate da un tale ambiente culturale, nell’anno 1900 si registrarono 250 iscritte alle università italiane, più di 1000 ai ginnasi e quasi 10000 alle scuole professionali e commerciali.

In ambito internazionale, nel corso del 1800 alcune donne riuscirono a frequentare le facoltà scientifiche inserendosi altresì nella comunità scientifica. In tutti i casi dobbiamo pensare a persone dotate di grande preparazione e tenacia. Donne che hanno affrontato e superato le ostilità e la diffidenza tipica degli ambienti elitari maschili riuscendo infine ad affermarsi come importanti scienziate.

Tra queste ricordiamo:

– le matematiche Marie Sophie Germain (1776-1831);

– Ada Byron Lovelace (1815-1852);

– Sofia Kovaleskaja (1850-1891) e Emmy Noether (1882-1935);

– la fisica e astronoma Mary Fairfax Sommerville (1780-1872);

– la fisica e chimica Marie Sklodowska Curie (1867-1934);

– unica donna che riuscì a attraverso i suoi studi a conseguire un doppio premio nobel e, sempre per la scienza chimica, sua figlia Irene Joliot-Curie (1897-1956) e la fisica Lise Meitner (1878-1968).

Relativamente all’astronomia e all’astrofisica nel XIX secolo i più importanti contributi sono stati offerti da:

– Caroline Herschel (1750-1848);

– Maria Mitchell (1818-1889);

– Henrietta Swan Leavitt (1868-1921);

– Anne Cannon (1863-1941);

– Antonia Maury (1866-1952) e Cecilia Payne Gaposchkin (1890-1979).

Nel ‘900 saranno anche gli studi sulla psicanalisi ad avvalersi di un notevole contributo femminile a partire da quello che fu offerto da:

– Anna Freud (1895-1982), figlia del celebre scienziato;

– Melanie Klein (1882-1960);

– Helen Deutsch (1884-1980);

– Juliet Mitchell e Luce Irigaray (1930).

In ambito medico-pedagogico è fondamentale ricordare la figura di Maria Montessori (1870-1952), la prima donna dell’Italia unita a laurearsi in medicina a Roma (1896) e ad esercitare la professione di medico.

La scienza antropologica vanta invece gli importanti contributi offerti da Ruth Benedict (1887-1948), da Margaret Mead (1901-1979) e dalle italiane Ida Magli e Cecilia Gatto Trocchi.

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