Histoire d’O

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La visione di questo film e’ consigliata ad un pubblico adulto.

Regia: Just Jaeckin
Produzione: Eric Rochat yang Films
Sceneggiatura:Dominique Aury (novel) Sébastien Japrisot
Fotografia: Georges Pierre
Montaggio: Caterine Bernarnd
Suono: Alex Pront, J.C.Duval Laurent Quaglio
Costumi: Cerruti 1881
Trucco: Florence Fouquier

La storia di O, una fotografa di moda che decide di donarsi completamente all’amato. Questi la porta a Roissy, un luogo dove le donne vengono “educate” alla piu’ completa sottomissione…. Il film si dipana in una ricerca dell’amore assoluto in una introspezione psicologica che porta il dominato a divenire dominatore e padrone. Film girato in piena rivoluzione femminista e’ stato profondamente colpito dalla critica del tempo, assolutamente poco incline alla rappresentazione di una sessualita’ libera ma non “canonica”. Di fatto e’ la sessualita’ ed il vincolo del rapporto visto dalla parte femminile che mostra il profondo bisogno di dominare il rapporto mentre dominata, nel “passive aggressive” che la pervade va trovata la chiave di lettura di questo film.

cast
Corinne Clery …. O
Udo Kier …. Rene
Anthony Steel …. Sir Stephen
Jean Gaven …. Pierre
Christiane Minazzoli …. Anne-Marie
Martine Kelly …. Therese
Jean-Pierre Andréani …. Eric, master II
Gabriel Cattand …. The commander
Li Sellgren …. Jacqueline (a model)
Albane Navizet …. Andree
Nadine Perles …. Jeanne
Laure Moutoussamy …. Norah, the maid
Henri Piégay …. Master I
Alain Noury …. Ivan
Florence Cayrol …. Yvonne (as Jehanne Blaise)

“Se c’è una parola che mi pervade l’animo quando penso a O, questa è pudore. Sarebbe troppo arduo motivarla. E quel vento che corre incessante, che attraversa tutte le stanze. Così soffia anche in O uno spirito, non saprei dir quale, sempre puro e violento, senza tregua, senza ombre. Uno spirito decisivo, che nulla può turbare, né i sospiri né gli onori, né l’estasi né la nausea. L’Histoire d’O, dall’inizio alla fine, procede come un’azione travolgente. Evoca un discorso più che una mera effusione; una lettera più che un diario intimo. Ma a chi è indirizzata la lettera? E chi vuole persuadere il discorso? A chi domandarlo? Non so neppure chi lei sia.” (Jean Paulhan)

4 pensieri su “Histoire d’O

  1. Le origini di Histoire d’O

    «Che a esser prostituita lei potesse guadagnare in dignità stupiva, eppure proprio di dignità si trattava. Ne era illuminata come dall’interno, e dal suo portamento traspariva la calma, dal suo volto la serenità e quell’impercettibile sorriso interiore che s’intuisce negli occhi delle suore di clausura».

    Questo passo di Histoire d’O è forse la chiave di volta del raffinato romanzo di Pauline Réage, e induce lettori e critici a interrogarsi sulle fonti di quel capolavoro della letteratura erotica.

    Histoire d’O ci ricorda che tutto nella donna richiama la sessualità, e che ogni femmina è una schiava sessuale che gode allo stesso modo delle carezze e delle frustate. Il romanzo per certi versi ha l’aspetto di un testo religioso: una vera e propria mistica dell’ascesi erotica in cui la protagonista annulla la propria personalità, quasi come certe monache visionarie che raggiungevano l’estasi nella contemplazione del divino.

    Il tema non è certo nuovo: tra le forme del sacro che si manifestarono nel mondo antico spicca tra le più singolari l’istituto della prostituzione sacra. Presso i Sumeri, i Babilonesi, i Fenici, i Greci, gli Etruschi, c’erano sacerdotesse che si offrivano all’unione sessuale coi pellegrini che visitavano i templi dedicati alle divinità dell’amore.

    Le prostitute sacre potevano essere donne di alto rango che si accoppiavano coi sovrani, oppure erano schiave che si univano coi visitatori dei templi. In ogni caso sappiamo che le prostitute sacre avevano ruoli importanti nelle cerimonie religiose e che eseguivano la celebre “danza dei sette veli”, di cui resta ricordo anche in testimonianze letterarie e in racconti popolari. È probabile che le sacerdotesse praticassero anche riti di espiazione, come sembrano suggerire certe testimonianze iconografiche, ad esempio gli affreschi della “Villa dei Misteri” a Pompei, o la “tomba della fustigazione” nelle pitture etrusche di Tarquinia.

    Tuttavia alcuni aspetti della prostituzione rituale sembrano aver ispirato forme liturgiche cristiane come le “processioni delle verginelle” e affiorano in sopravvivenze letterarie che attraversano i secoli, al punto che non è azzardato supporre l’esistenza di una società segreta femminile che ha tramandato per millenni i misteri dei riti sessuali…

    Un autentico antesignano di Histoire d’O si può considerare il carme latino medievale Disciplina Amoris, recentemente scoperto in un codice del XII secolo. Si tratta di un pezzo poetico che appartiene a un filone di letteratura goliardica molto in voga nel medioevo. Il testo descrive una sacerdotessa impegnata in una sorta di liturgia penitenziale. Leggendo queste eleganti quartine sembra proprio di poter individuare un filo conduttore che dalle antiche sacerdotesse della prostituzione sacra, ci porta al leggendario romanzo di Pauline Réage.

    Disciplina Amoris

    Ave Venus, mater diva,
    fons suprema bonitatis,
    tege me, dea lasciva,
    sub praesidium sanctitatis.

    Prostitutio ritualis
    valde Venerem honorat:
    sum beghina sexualis
    quae devota semper orat.

    Sanctam Venerem exoro
    in vigilia feminarum
    monasterii. Lunam oro,
    devotissima servarum.

    Ad altare introibo
    sanctae Veneris praeclarae.
    Labia vulvae aperibo
    super saxum sanctae arae.

    Penetratio in vagina
    semper regula iucunda
    et sum Veneri vicina
    madens sic seminis unda.

    In divinis sum versata,
    sacrificiis colo deos,
    nudo corpore elata
    patefacio sinus meos.

    Venus iubet paenitentiam:
    a flagellis verberata
    sic demonstro sufferentiam,
    in dolore sum beata.

    Sub flagelli ictus ploro,
    corpus tendo cum dolore:
    in suppliciis semper oro
    deam matrem cum ardore.

    In catenis vinculata
    semper nuda ago vitam;
    in hoc templo obiectata,
    praebeo vulvam non invitam.

    Nudis pedibus incedo
    super saxa, super spinas,
    a dolore non recedo:
    patior poenas femininas.

    Cera fervens liquefacta
    super nudum corpus meum:
    et dolori assuefacta
    nunc amoris precor deum.

    Culus meus penetratur
    dum me verberant tergino,
    et os meum irrumatur:
    totum corpus sic inclino.

    Urit fortiter flagellum,
    ictus signant mollem pellem;
    sicut miserum asellum
    verberari fortius vellem.

    Voluptatis sum amica,
    semper cupida amoris;
    mollis lambo, impudica,
    vulvam madidam sororis.

    Habeo anulos in sexu,
    tinniunt valde et conturbor
    tacta sic eorum nexu:
    dum deambulo masturbor.

    Vitiosissima puella
    sentio multum desiderii:
    claudo digitum in cella
    corporalis monasterii.

    Copulare apud templum
    dat divina privilegia,
    vita mea est exemplum:
    sacratarum sum egregia.

    Sint patricii vel plebei
    omnes mentulam sublevant
    in conspectu sexus mei:
    asininas voces levant.

    QUESTO BRANO E’ TRATTO DAL LIBRO:

    Sibilla di Saxatica
    ORACOLI. LIBRO PRIMO
    Società Editrice «Il Ponte Vecchio»

    http://www.ilpontevecchio.com

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  2. Ho ritrovato i primi versi del carme “Disciplina Amoris” frequentando un forum di Punto Informatico, nel quale postava un certo Walter, mio caro amico. Il tema della prostituzione sacra è molto importante nella storia antica ma sfortunatamente (o volutamente?) è ben poco trattato nei manuali scolastici di storia e di letteratura. A tal punto che ho trovato pochissimi studenti assegnare al verbo greco “foitàoo” (andare avanti e indietro, andare qua e là, visitare… ma anche avere rapporti sessuali, donde il nostro volgare “fottere”) un connotato marcatamente sessuale, anche se non necessariamente volgare, come nell’ accezione con la quale noi oggi lo utilizziamo. Proprio questo è il nocciolo della questione: nei tempi antichi la prostituzione sacra era un rituale “iniziatico” piuttosto che una fornicazione (da “fornix” il portico, sotto il quale si trovavano le prostitute, che però nulla avevano a che vedere con le sacerdotesse sopra menzionate).
    Ricordo che in un brano dal greco, riguardante Numa Pompilio, viene citato il fatto che la ninfa Egeria “frequentasse” Numa per dargli preziosi consigli sul ben governare. In quel contesto, il fatto che ” Hegerìan foitàein pròs Nomàn…” non va inteso come ” Egeria andava di qua e di là per trovare Numa (e per poterlo consigliare) ” ma proprio che si congiungeva carnalmente con lui perché egli potesse avvicinarsi agli dei e da loro apprendere la saggezza.
    Chiedo scusa per l’ estesione del mio testo ma ci tenevo a lasciare questo commento.
    Grazie per l’ attenzione 🙂
    Silvio

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