Blackledge Catherine – Storia di V.
Biografia del sesso femminile
IL SAGGIO «V» come vagina: di Catherine Blackledge una storia del sesso femminile scritta contro i tabù maschili e con orgoglio di genere.Il potere della «V» che placava gli uragani
Non è una biografia, non è un testo di divulgazione scientifica. Non è una ricerca storica né un saggio strettamente femminista: ma un po’ di tutte queste cose insieme. Nella Storia di V. – V. come vagina – c’è l’orgoglio di genere, il tentativo di trasformare un tabù nel suo opposto. Curioso: nel ’71, quando veniva pubblicato in America Noi e il nostro corpo del Boston Women’s health book collective, Catherine Blackledge aveva tre anni appena. Eppure di quella ricerca appassionata, dell’autorità e della fiducia che quel gruppo si diede per gettare uno sguardo altro sul sapere e sul corpo femminile questo libro è in qualche modo figlio ed erede. E percorre arte preistorica, storia antica, linguistica, mitologia, teoria evolutiva, biologia e medicina, sempre inseguendo quel filo nascosto: le donne, il loro sesso, il loro corpo. È l’origine del mondo, ma anche una soglia di mistero, dove si toccano il nascere e il morire. Oggetto di venerazione e timori fin dall’antichità, archetipo della fecondità: le Veneri paleolitiche, le vulve incise in Europa, nei Balcani, in America latina, in Africa… Per i pitagorici il triangolo del pube era segno di fecondità, per l’induismo la dea Sakti era il principio femminile. Ma non c’è religione senza la sua Grande Madre, garanzia di fertilità della terra e dei viventi: spesso, sotto il segno della vulva. Luogo del piacere femminile, oscuro e segreto, il suo mistero ha spesso spaventato il maschile, esposto ed esibito. Che ne sentiva la magia, tanto da volerlo coperto – se non straziato dall’escissione, pratica abusata nell’Europa dell’800 dalla medicina ufficiale contro la masturbazione femminile e l’isteria – e nascosto: altro che la mela dell’Eden, altro che vergogna, era paura dell’inconosciuto. C’era di che. In Catalogna le donne dei pescatori mostravano il pube al mare in burrasca, e lo placavano. Una leggenda comune a quasi tutto il mondo. A Madras, in India così si calmava l’uragano. L’esposizione del sesso spaventa Satana e respinge i nemici: racconta Plutarco che ciò avvenne nella guerra tra Medi e Persiani. Erodoto lo chiama anasyromai, il sollevamento delle vesti, ed era un gesto di forte potere. L’altro lato del potere, però, è la negazione. Ed avviene così un fatto stupefacente: la dimenticanza voluta per secoli delle conoscenze sulla vagina, sul funzionamento dell’apparato di riproduzione sessuale femminile. Lo studiò Avicenna, Soriano di Efeso, Galeno. Nel rinascimento Matteo Colombo e Gabriele Falloppio. Molto si sapeva di anatomia e fisiologia di clitoride, vagina e utero, nel XVII secolo, pubblicato dall’anatomista tedesco Reiner de Graaf. Fin quando l’orgasmo della donna, era considerato utile nella riproduzione. Poi la rimozione: alla fine del XIX secolo la medicina ufficiale seguì le indicazioni della Chiesa, stimando che il piacere (se non quello dell’uomo) non avesse alcun ruolo nella riproduzione. E le conoscenze sull’apparato di riproduzione femminile caddero nell’oblio, praticamente cancellate. Così, quando, nel 1968, venne pubblicato uno studio approfondito sulla struttura clitoridea, sembrò una nuovissima scoperta scientifica. Eppure, forse grazie al positivismo, nel XIX e XX secolo si sviluppo’, parallelamente alla rimozione, una pratica masturbatoria medicalizzata per combattere isteria e nevrosi e fin anche l’autoerotismo. Una pratica diffusa nei gabinetti medici tanto oggettivata da restare, pur descritta e consigliata, sempre asetticamente innominata. Così il desiderio erotico delle donne è stato demonizzato e negato a lungo, nascosto da pregiudizi e timori. Catherine Blackledge ne mostra la naturalità e la bellezza, i meccanismi psichici e fisiologici. Restituendo alla vagina e all’utero valore e orgoglio, e un ruolo biologico attivo e «intelligente» nel concepimento, non solo nella gestazione e nel parto. Non un «vaso» passivo, ricettacolo forzato e forzabile, ma luogo di una forza dinamica e vitale che sceglie e confronta e seleziona gli spermatozoi più adatti alla riproduzione ottimale. Rivincita sorprendente, simile al gesto di quelle donne che domavano la furia del mare alzando la gonna e mostrando il pube.
Cara Fiorella,
ormai mi conosci e sai che mai sono stato indifferente di fronte all’incanto della bellezza femminile, ma appunto perciò è la dimensione sincronica, cioè la dimensione del sentimento, la modalità secondo me autentica della esperienza estetica, le cui forme celebrative ed espressive sono il canto ed il libero godimento.
E se già ripudio l’approccio storicistico in ogni ambito che non sia incontrovertibilmente e direttamente riconducibile alla sfera delle relazioni problematiche e necessarie – perché sono d’accordo con F. De Gregori che “La storia siamo noi” (magari su questo argomento in seguito ti invierò alcuni miei brevi scritti), figuriamoci poi quando con parole comunichiamo il bello e la esperienza estetica!
A proposito della tua recensione del libro “Storia di V – Biografia del sesso femminile” di Catherine Blackledge, ti segnalo il libro di Annamaria Rivera “Il mago, il santo, la morte, la festa” Ed. Dedalo a. 1988 a pag. 105 del quale attraverso il richiamo all’antropologo Alfonso Di Nola è attestato che “nelle antiche culture mediterranee l’esibizione della vulva in momenti di grave crisi cosmica o sociale avesse la funzione di creare occasioni di recupero della vitalità offesa e repressa” (oggi pomeriggio ti spedirò tramite la tua pagina fb Iridediluce in allegato a Msg alcuni files relativi al libro di Annamaria Rivera).
Adesso ti saluto riproducendoti qui di seguito due miei inni alla “V”: “Sincronia del sentimento – Atto bi costitutivo dell’uno” e “Sincronia del Sentimento o della D/Visione”
Udine, 08 maggio 2013 – Aldo Pagano – aldo.pagano.ywmr@alice.it
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SINCRONIA DEL SENTIMENTO
( Parte prima )
ATTO BICOSTITUTIVO
DELL’UNO
Occhi
che brillan promesse
le mani avvinte
le gote di rosso tinte
ecco radice
di prime mie mosse
Fra sguardi languidi
il sogno nasce
in lui di fertili lidi
in lei di tenere fasce
E l’incontro
più prossimo diventa
l’intorno
di festa vestito
già annuncia
l’evento gradito
l’antico orizzonte
è stato bandito
l’UNO
che dal DUE deriva
ha nome Marcello
e come il lui ambiva
portatore è
di lungo uccello
Giorno dopo giorno
marcello cresce
d’Amore avvolto
a due anni
già il pelo è folto
la mamma da un po’
ha tolto le fasce
ed ecco in lei
il sogno rinasce
dell’Uno
intuisce l’errore
decisa le si apre il cuore
(e ancor più…)
Così
alla tenera corte
dell’intrepido consorte
s’abbandona
a lui con gioia
pronta si dona
Di nuovo
comincia l’attesa
di donna è pretesa
intanto io
preparo sorpresa
e quando a febbraio
si rinnova il granaio
che bello osservare
gli astanti incerti
molti i referti
maschio femmina
o che?!
In quel farfuglìo
chi decide son Io
Donna è bello!
perciò
m’adorno d’uccello
non più lungo
come Marcello
ma per omaggio
alla Donna s’intende
voglio più corto
l’affare che penDe
Sì
la gente attorno
m’aveva distratto
oggi la Donna
mi vorrebbe più adatto
a volte rischio
finanche l’ingaggio
ma poco mi curo
e sempre Io viaggio
Ecco perché scelsi
per nome Aldo
piccolo sì
ma tanto più caldo!
è questo un compenso
per rimediar calore
così riparando
all’improvvido errore
Sapete io scherzo
Di me e divoi
Sono contento
e con le donne?
Beh… non mi lamento!
(Che, … si lamentano loro?)
Aldo Pagano
aldo.pagano.ywmr@alice.it
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/05/10/in-mostra-erotismo.html
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SINCRONIA DEL SENTIMENTO
( Parte Seconda )
o DELLA D/VISIONE
( Parte Prima )
Quel D/
in cui mia madre
per gran sollazzo
a progettar si mise
il qui presente
testa di cazzo (1)
ogni dubbio in me svanì
quando dolce mi sorrise
con gran gaudio del mio Io
d’una Donna grandi labbra
dall’odore travolgente
mi sconvolse
mi sorprese
mi stordì corpo e mente
tal /VISIONE
senza pari
dove oggi
sempre Io vivo
i momenti
a me più cari
Al cospetto del divino
che mi s’offriva
d’esplorare
in tal guisa io edotto
del Bello e Buono
sì tradotto
senza affatto esitare
la volli Io assecondare
Fu così
che con gran gioia
in mio cazzo raccolsi foia
da potere liberare
se di Donna
il grande solco
a me si dona
per godere
fra sue gambe
in suo potere
dove il glande
al sol pensiero
fassi grosso
di desiderio
acché porsi
bene in vista
lui da te
vuol farsi vedere
dove privo d’orizzonte
lambendo va
l’ameno monte
di Venere
di riccio pelo
ricoperto
il cui tocco
anche se lieve
mi fa gemere
e tanto godere
Del DUE espressione
è il tuo solco
fra le cosce posto
ove l’uccello
in guisa d’UNO
ad iniziar numerazione
fassi tosto
per scoprire
quel che è racchiuso
fra tue cosce
e tuo sedere
per seguirne il c-anale
mai avaro a dar piacere
ché se si fosse meno inetti
d’esso il metro si farebbe
di ciò che al mondo
veramente vale
è la Fica il gran Valore
senza pari sena eguale
forte e dolce il suo sapore
dà piacere sconfigge il male
ed attiva i coglioni
di vitali produzioni
Va da sé
che ai gran Coglioni
come sempre mi rivolgo
e giammai al gretto volgo
di stronzoni
che niente meritano
se Bello e Buono
questi evitano
perché privi
di conveniente D/segno
ai qual mal s’addice
pertanto
il vero impegno
al buon vivere
al sommo Bene
che dà pace
e fa ridere
come invece è
del vero saggio
mai rapace
sempre in viaggio
E come in grande
si conviene
l’istrumento
è il proprio pene
che alla Fica si congiunge
le mammelle
sapientemente munge
quando insomma
Donna e Uomo
ora-mai con-fusi
spersi sono
in ente nuovo
del primigenio
uovo equivalente
che è lo zero
che è il niente
che è il divino
o vero spasmo
che noi chiamiamo
Libero Orgasmo!
Aldo Pagano
aldo.pagano.ywmr@alice.it
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/05/10/in-mostra-erotismo.html
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