Il Malleus Maleficarum (Il martello delle streghe). Parte 15

Se all’inizio le accuse cadevano per mancanza di motivazioni accettabili, ben presto divennero circostanziate. Quando non era possibile scoprire qualche motivazione plausibile (come la vendetta, ad esempio, o l’invidia, o la gelosia), si tirò fuori la storia dell’interesse commerciale. Il corpo di un feto non battezzato aveva un valore economico piuttosto alto: il grasso del suo corpo, ad esempio, poteva essere utilizzato per la preparazione di un certo numero di pozioni ed era la base fondamentale di una pomata che le streghe avrebbero dovuto spalmarsi sul corpo per poter volare al settimanale appuntamento con il demonio, il Sabba. È evidente che queste erano le premesse per poter sospettare le ostetriche di stregoneria, un sospetto che diveniva  sempre più frequentemente un’accusa esplicita. La paura di questo oscuro potere delle ostetriche era  così grande che in Inghilterra le licenze concesse nel 1675 vietavano in modo specifico l’esercizio di “witchcraft, charm, sorcery or invocation contrary to the law of either God or the King”.

Poiché erano le ostetriche (e comunque, in genere, le donne con qualche competenza in ostetricia) a occuparsi di anticoncezione e di aborto, era facile far ricadere su di loro ogni sorta di colpa e di comportamento immorale. Si diceva e si scriveva – abitudine che perdurò durante tutto il medioevo – che si sbarazzavano con l’aiuto di droghe delle gravidanze adulterine, e che insegnavano alle altre donne come servirsi di pratiche misteriose per rimanere infeconde. Rapidamente la fantasia popolare era poi passata da queste accuse – che avevano un minimo di credibilità – ad accuse molto diverse e altrettanto fantasiose, come quella di indossare attrezzi falliformi per potersi comportare da uomo con le altre donne. Portate in tribunale, venivano condannate senza la benché minima prova a pene severe: 3 anni di penitenza per avere indossato un fallo; tre anni per chi si concedeva a rapporti omosessuali; due anni per aver avuto rapporti con i propri figli; sette anni di Quaresima per aver copulato con un animale (e pane e acqua e penitenza per il resto della vita).

Le cose si complicavano ancora di più quando le “mammane” sempre sospettate delle cose più incredibili, erano accusate di aver usato poteri occulti per conservare l’amore del marito o dell’amante. Erano noti alcuni metodi evidentemente ispirati alla magia nera: ingoiare il seme dell’uomo; farsi regalare un pesce, introdurlo in vagina per estrarlo solo dopo gli ultimi spasmi di agonia (del pesce); fare acquistare – sempre dal proprio amante – del pane per poi farlo impastare sulla pelle nuda del sedere; aggiungere ai cibi un po’ del proprio sangue mestruale. Tutte queste empie azioni venivano punite con molti anni di penitenza e ancora più punita era la magia con la quale una donna rendeva il proprio amante impotente, per evitare di farlo tornare dalla moglie. Per converso, se una sposa rendeva impotente il marito, la punizione non superava i 40 giorni di pane e acqua, anche troppo per un’epoca in cui ogni atto d’amore era fondamentalmente malvagio, e meno atti d’amore si consumavano, meglio era.

Gli evidenti rapporti tra le persone e la magia nera, la loro capacità di ricorrere a sortilegi e a incantesimi, le facevano giustamente sospettare delle più diaboliche macchinazioni. Si diceva che impalassero con un ramo d’albero il cadavere dei bambini non battezzati per evitare che tornassero a vivere e nuocessero ai familiari; esse stesse, se morivano in gravidanza prima di partorire, venivano impalate e inchiodate a terra con il loro bambino per evitare che tornassero a fare del male ai vivi.

Madonna: The Sex Book

Poesia Erotica: E batte un palpito (Annachiara De Pippo & Ezio Tullo)

Zitto!
In questo gioco
parli l’inguine:
vuol recitare alla tua bocca
il rosario 
dei miei appetiti.

Indecente 
una preghiera
ritrovi sulla mia lingua
l’orgia di sapori
e parole pagane, tutt’uno.

Sfuggente
geometria di cosce 
sbarra l’accesso 
ai petali vermigli,
dove ti voglio piegare
E inferocire.

Per respirarti
non dalle labbra rosa
ma da quelle infiammate, 
gocciolanti
e lasciarvi la mia retta 
all’infinito.

Spazzolo ciglia
in bacio di farfalla
arroccandomi
mela carnale
ai tuoi lombi

E non senti 
i muscoli contrarsi?
La pelle fremere?
Le dita premere
la tua nuca contro il fatale 
bassoventre?

È un’arma dolce
puntata in faccia
il tuo fucile
– testa di cobra –
Sotto il palato la canna
vibra,

quando la punta sputa
la sua gloria biancastra
concedimi il sonaglio fra le gambe
aperte
La mia testa scompare
in un triangolo d’ombra sudicia

La grotta 
protesa al delirio
felice
ingoia la carne esplosa
di luce
E batte un palpito.

E batte un palpito.
E batte.
E batte.

Michael Nyman / Pietro Aretino: “Apri le coscie, acciò ch’io vegga bene”

Da “8 Lust songs”, su testi di Pietro Aretino (1492-1556)

Apri le coscie, acciò ch’io vegga bene
il tuo bel culo e la tua potta in viso;
culo da far mutar un cazzo d’aviso!
Potta che i cuori stilli per le vene. 
Mentre ch’io vi vagheggio egli mi viene
capriccio di pasciarvi a l’improviso,
e mi par esser più bel che Narciso
nel specchio ch’il mio cazzo allegro tiene.
– Ai ribalda, ai ribaldo in terra e in letto!
Io ti veggio, puttana! e t’apparecchia,
ch’io ti rompa doi costole del petto.
– Io te n’incaco, franciosata, vecchia,
che per questo piacere arciperfetto
intrarei in un pozzo sanza secchia.
E non si trova pecchia
ghiotta dei fiori, com’io d’un nobil cazzo,
e no ‘l provo ancho, e per mirarlo sguazzo.

Michael Nyman / Pietro Aretino :”Questo ca*zo voglio io”

“8 Lust Songs”is a setting by Michael Nyman of 8 pieces of a collection of vulgar poetry from Pietro Aretino’s I Sonetti Lussuriosi
Soprano : Marie Angel

Video: “L’educazione sentimentale di Eugénie” (Ita 2005) Dir. Aurelio Grimaldi, a film inspired by Marquis de Sade’ s “La Philosophie dans le boudoir”

La fellatio

Fellatio, perché piace agli uomini?

Ha implicazioni psicologiche, scatena fantasie. Ma attenzione: non sempre c’è da sentirsi “usate”, in realtà il potere è tutto al femminile.

I piaceri del fellatio erano probabilmente conosciuti anche nell’alba dei tempi. Infatti esistono immagini egiziane molto antiche che sembrano suggerire l’attività fellatoria.

In India l’arte del fellatio ha una storia lunga, presente in uno dei primi manuali di amore, il Kama Sutra (ca. 100-300 A.d.) ha un capitolo intero su Oparishtaka, ” congresso della bocca “.

In India inoltre è conosciuto come il mukhamethuna (“zangolatura orale”) ed ambarchusi (“mango-frutta che … ).

La fellatio, consiste nel succhiare il pene maschile: la tecnica più comune e quella di iniziare a stimolare il glande (la parte superiore) attraverso piccole leccate o colpi di lingua, per poi iniziare una stimolazione dall’alto verso il basso con la totalità della bocca, facendo scorrere su giù le labbra della bocca, mantenendo sempre la lingua in movimento rotatorio intorno all’asta del pene. Ovviamente ogni individuo mette la propria “arte” nel compiere l’impresa e tutte le forme sono ben accette.

La fellatio può portare facilmente un uomo all’orgasmo e quindi all’eiaculazione, qui stà al desiderio della donna, decidere se ricevere dentro la bocca il liquido spermatico maschile, oppure no.

 

Sono molte le donne che non la amano: sarà per il sapore, sarà perché si sentono impacciate o, forse, perché non amano quel senso di sottomissione che a volte può implicare. Peccato che, invece, gli uomini ne vadano matti e non perdano occasione per insistere sul tema… molti addirittura sembrano preferirla alla penetrazione, con buona pace di mogli, amanti e fidanzate. Stiamo parlando della fellatio, e la domanda sporge spontanea: perché ai maschi piace così tanto?

La fellatio regala sensazioni molto intense, sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico. Primo, perchè l’interno della bocca è più vario e mobile di quello della vagina, perciò per molti la stimolazione è più “interessante”; in secondo luogo, perché ricevere un rapporto orale permette di concentrarsi sulle proprie sensazioni: non c’è ansia da prestazione, è praticamente impossibile “fare cilecca”, lui non deve occuparsi della compagna, toccarla, accarezzarla. E’ libero di pensare solo a se stesso. Certo, magari potrebbe capitare che lei si aspetti che prima o poi la cortesia venga ricambiata… ma è qualcosa di cui occuparsi in seguito. In quel preciso momento il maschio è il solo e unico protagonista della scena. In genere, invece, fare l’amore non permette egoismi perché la partner ne rimarrebbe delusa.

Per un uomo, poi, essere posseduto dalla bocca di una donna dà la sensazione di essere accettato e apprezzato anche nelle sue parti più intime e nascoste, parti in cui spesso si concentrano dubbi e “paranoie”.

Infine, il piacere maschile è legato anche alle immagini, e per un uomo è già di per sé appagante vedere una testa china sul pene, magari in ginocchio davanti a lui. Può immaginare di avere a che fare con una donna sottomessa, piegata al suo volere e desiderosa di soddisfarlo fino in fondo, senza chiedere nulla in cambio. Un’idea che a volte può imbarazzare e fare sentire la partner “usata”. In realtà il potere è tutto al femminile: è lei ad agire, a decidere se fermarsi o prolungare. Se ci si focalizza su questo aspetto (oltre al fatto che è infinitamente bello dare piacere alla persona alla quale si vuole bene), si possono superare le eventuali resistenze.

Andare incontro alle fantasie del proprio compagno non è sbagliato, anzi. Riflettiamo: il sesso è un gioco, e nel gioco non esiste parità. E’ come tra i bambini: c’è sempre chi “comanda” e chi “esegue”. L’importante è che, così come nel gioco, anche nel sesso ci sia l’alternanza, il dualismo continuo tra essere attivi e passivi.

Molte donne sono preoccupate dalla “tecnica”. Tranquille: il rapporto orale gli piacerà comunque anche se non perfettamente eseguito, proprio per le implicazioni psicologiche e le fantasie che può scatenare.

Sogni erotici e fantasie sessuali

Secondo Freud, la forza della nostra natura è dovuta principalmente alla libido, una forza di origine sessuale, che appartiene al nostro inconscio e che pertanto non riesce ad esprimersi nella vita reale, perché censurata dall’Io. Si esprime allora attraverso fantasie, sogni, lapsus ed altri comportamenti involontari.

In molti sogni che apparentemente parlano di tutt’altro, Freud trova significati simbolici sessuali. Diversa l’interpretazione di Jung, che vede nei sogni dei messaggi di difficile interpretazione, perché espressi in un linguaggio antico e dimenticato, che è quello della metafora e del simbolo. Ogni sogno per Jung ha qualcosa da raccontare al soggetto e dunque deve essere analizzato, al fine di trovarci suggerimenti e spunti di riflessione per la vita reale.

I sogni erotici sono abbastanza frequenti nelle persone, anche se non sempre vengono accolti con piacere da chi ‘assiste’ a queste speciali rappresentazioni personali. Molti infatti, che sognano di avere rapporti sessuali con un/una partner diverso/a, poi si sentono in colpa, oppure si vergognano di sé stessi/e, per aver potuto immaginare scene tanto spinte.

 La maggior parte dei sogni si presentano durante la fase di sonno REM (rapid eye movements). Durante questo periodo viene a perdersi il controllo muscolare corporeo dal collo in giù e questo serve sia per rilassare la muscolatura, sia per impedire al sognante di muoversi in modo tale da ‘rappresentare’ ciò che sta sognando nella realtà, con il pericolo di fare del male a sé stesso ed agli altri.

E’ una sorta di ‘paralisi’ insomma, che però lascia completamente attiva la zona genitale, dando vita ad erezioni ed orgasmi. Non a caso si parla di ‘sogni bagnati’.

Molto spesso i sogni erotici avvengono quando la vita sessuale attiva tende a scarseggiare e dunque hanno un po’ un effetto compensatorio. Il sogno erotico può rappresentare un bisogno di avere rapporti fisici, di pura soddisfazione degli istinti, oppure può utilizzare materiali sessuali per evocare il desiderio di avere una relazione importante, coinvolgente, appagante, il che magari non avviene nella vita. Altre volte il sogno può essere apparentemente sessuale, ma esprimere dei contenuti tali di violenza, come nelle scene di stupro, che in questi casi l’interpretazione deve riflettere entrambi gli elementi, per capire quale di essi è prevalente.

La scelta degli ‘attori’ può essere, secondo le varie interpretazioni psicologiche, del tutto casuale, a seguito dei vari mascheramenti e spostamenti che compie la libido sui vari oggetti onirici (Freud), ma può essere anche rivelatrice di un desiderio di relazione inconscio nei riguardi di queste persone (Jung). In quest’ultimo caso ci si deve concentrare sulla vita consapevole del soggetto, per cercare di comprendere che tipo di rapporto possa esserci fra il contenuto del sogno e la propria vita di relazione.

Che dire poi di quei sogni erotici in cui i partner sono sconosciuti e non riconducibili a nessuna persona chiaramente individuabile nella realtà? In questo caso ‘gli attori’  possono rappresentare elementi della personalità del sognante: il lavoro psicoanalitico può aiutare a rivelare la personalità complessiva del soggetto, attraverso l’interpretazione delle associazioni che egli fa fra i contenuti del sogno e la sua vita reale.

Naturalmente non è possibile generalizzare il significato dei contenuti erotici. Ad esempio una persona particolarmente repressa sotto l’aspetto sessuale che sogna dei rapporti erotici orali può semplicemente esprimere un bisogno di libertà dai suoi condizionamenti; sogni omosessuali possono rappresentare un impulso o un desiderio che non è ancora stato portato a coscienza, che si esprime nel sogno per non minare l’equilibrio psichico di chi si ritiene assolutamente eterosessuale, sogni in cui si ha un comportamento passivo possono esprimere il desiderio di ricevere attenzioni senza avere la responsabilità di iniziare e portare a termine l’atto sessuale ecc.

Oltre ai sogni ci sono le fantasie erotiche, quelle fatte in stato di veglia, magari durante l’atto sessuale. Le ricerche hanno dimostrato che le persone che hanno un immaginario erotico molto ricco vivono relazioni felici e di lunga durata. Questo è dovuto al fatto che la mente riesce in questo modo ad esplorare quei territori che non si desidera far conoscere al proprio corpo.

Coltivare le fantasie erotiche può essere d’aiuto, per ritrovare o aumentare l’eccitazione quando c’è un calo del desiderio, dovuto a stress, o alla semplice ripetitività dei rapporti. Condividere le fantasie erotiche con il/la partner invece non è sempre una buona idea: le fantasie infatti sono molto personali e, se vengono svelate, si corre il rischio di provocare irritazione e reazioni negative nel/nella partner, che possono poi ricadere sul rapporto affettivo, se c’è. Per questo, specialmente in questo ultimo caso, occorre essere molto cauti prima di confidare all’altro/a i contenuti delle proprie fantasie.

Le tante ricerche sessuologiche sull’argomento hanno ormai ampiamente svelato i contenuti delle fantasie erotiche, sia per gli uomini che per le donne. Gli uomini sognano nell’ordine: di fare sesso con la propria partner, fare e ricevere sesso orale, fare sesso con più donne, essere dominanti, essere passivi e sottomessi, vecchie esperienze sessuali, guardare altre persone che fanno l’amore, provare nuove posizioni sessuali. Le donne: fare l’amore con il proprio partner, fare e ricevere sesso orale, fare l’amore con un altro partner, fare l’amore in luoghi romantici o esotici, fare qualcosa di proibito, essere sottomesse, ricordare precedenti esperienze, sentirsi irresistibili, provare nuove posizioni sessuali.

Volendo sintetizzare, l’immaginario erotico del maschio è in genere più aggressivo e fortemente narcisistico per quanto riguarda il proprio organo sessuale. La donna più desiderata sessualmente dall’uomo è quella senza tabù, che si eccita alla sola presenza del pene e che gode nel solo accarezzarlo. Il narcisismo delle donne invece è esteso a tutta la loro persona e non solo a quanto attiene al corpo, ma anche alla personalità. L’uomo più fortemente sognato è quello che le desidera intensamente, del quale sono ‘padrone’, grazie all’ irresistibile potere seduttivo che esercitano su di lui.

E’ per questo che poi gli uomini si eccitano guardando irrealistiche immagini pornografiche, piene di falli giganti e di donne estasiate da tali visioni e pronte a qualsiasi cosa per avere il loro ‘oggetto del desiderio’, mentre le donne godono nel guardare o leggere storie d’amore. La cosa che le eccita moltissimo è un lui completamente soggiogato dal fascino di lei, talmente innamorato da essere pronto a qualsiasi rischio pur di soddisfare tutti i desideri della persona amata e desiderata.

Il sogno dichiarato è quello di incontrare un vero Principe Azzurro; se poi non lo è, ma è almeno abbastanza ricco, la storia si fa ancora più eccitante…

Clérambault, le donne e la passione delle stoffe. La stoffa e il feticcio

La ricerca di sensazioni tattili è al centro della passione della stoffa. Un altro tratto anamnestico evidenziato da Clérambault indica fino a che punto: l’algofilia, la tendenza di queste donne a procurarsi dolore fisico, sollecitazioni dolorose della pelle, rappresentando quella alterazione dell’esperienza tattile presente in ogni disfunzionamento dell’io–pelle. La sofferenza masochistica del resto, come ha osservato Aulagnier , è la strategia attraverso cui il corpo conquista lo statuto di oggetto reale, dunque la paradossale promessa di un’esistenza che cerca attraverso il dolore una conferma possibile. Esperienza in cui la sessualizzazione è dunque al servi- zio di una funzione più basilare di sopravvivenza. Clérambault dà grande importanza a questo aspetto, prende nota della relativa ipoestesia nei normali rapporti sessuali e su questa base, come abbiamo visto, cerca anche di porre una relativa differenziazione con il feticismo.

In sostanza: il feticismo maschile è ancora in relazione con l’altro sesso, mentre nella passione della stoffa non è l’altro in quanto partner sessuale ad essere evocato; anzi Clérambault sottolinea attivamente la costanza della sua assenza rappresentativa. Quello che è rilevante, in quest’assenza, è piuttosto l’insieme delle qualità intrinseche della stoffa (consistenza, odore, rumore). Queste qualità invece non appartengono all’universo del feticcio maschile, che deve avere una forma particolare, un odore, essere indossato ecc. Né appare soddisfacente la possibile definizione di feticismo asessuato. Quello che risulta ancora più rilevante è l’importanza assunta dalla superficie cutanea tout court: qualunque zona strofinata con la seta può provocare l’orgasmo, e quest per Clérambault introduce un ulteriore elemento distintivo rispetto all’universo feticista. Naturalmente egli stesso si rende conto, in questa complessa elencazione di tratti similari e distintivi, dell’estrema vicinanza delle due condizioni, ma tiene ben fermo l’assunto iniziale, quello per cui è la stoffa in quanto tale, con le sue specifiche caratteristiche, ad essere al centro dello scenario autoerotico delle sue pazienti. È la stoffa che sembra fornire quell’insieme di sensazioni tali da placare la loro angoscia, il vissuto di una perdita altrimenti insanabile. O meglio, la stoffa nella sua relazione con la causalità dell’alienazione, quella passione che Esquirol doveva introdurre nell’ambito della psichiatria francese a modello esplicativo della follia. Se la passione ne è la causa, e non ad esempio un’alterazione organica, allora vi è anche la possibilità di un trattamento, di un’azione congiunta sul corpo e l’anima dell’alienato, di quel trattamento morale reso possibile dalla storica rottura delle catene ad opera di Pinel.

Correttamente, come si diceva poc’anzi, Clérambault osserva che non bisogna trascurare, in tali condizioni mentali, il ruolo dell’ipersensibilità diffusa, la capacità cioè di provare sensazioni genitali a partire da qualunque zona sollecitata dalla seta. Ma questa osservazione riporta l’attenzione sull’oggetto scatenante: cosa vi trovano dunque le donne, che cosa possiede la seta per permettere un tale scatenamento passionale? Che relazione c’è fra il femminile ed il tessuto, che cosa – oltre la sessualità – si gioca in questa necessità di toccare, di essere toccate, avvolte da qualcosa di morbido, lucente, caldo? Clérambault è certamente sulla buona strada quando si pone una simile domanda, ma sembra che qui stia il limite massimo della sua possibilità di comprensione. O meglio, allo stesso modo delle sue erotomani, cioè assumendo che nella vita psichica l’oggetto è tutto, che tutto nasce dall’oggetto e che la sindrome non è altro che lo scatenamento alle sue sollecitazioni, egli rincorre senza sosta le qualità racchiuse nell’oggetto stesso. È preso, in altre parole, in una rete paranoidea del tutto simile ai deliri da lui inventariati e finisce per ritrovarsi circondato a sua volta (accarezzato, avvolto?) dall’oggetto passionale, che ciò avvenga nella sua permanenza in Marocco o nelle ricerche storiche sulla storia dell’orletto, nelle bambole da lui adornate o nei tessuti che arricchiscono la sua casa. Come distinguere, qui, il ruolo della patologia personale dello psichiatra dalla condizione di una vera e propria folie à deux fra lui e le sue pazienti, il risultato di un esperimento andato troppo a segno per potersene liberare, fare cioè propria la questione dell’altro? Come trascurare il fatto che, nell’accusarsi negli ultimi mesi di vita di aver rubato un quadro, finisce per impersonare il gesto stesso delle sue pazienti, il furto, e questo poco prima di suicidarsi dinanzi ad uno specchio ? Suprema ironia della sorte che colpisce con la quasi cecità un visuel per eccellenza, colui che descriverà minuziosamente – irrisolto tentativo di controllare la propria angoscia – gli esiti della sua operazione di cataratta, affinché altri possano prendere visione del suo personale tragitto. Ironia di uno sguardo che organizza la scena finale dinanzi ad uno specchio: desiderio di guardare fino all’ultimo, gor- goglio di uno scienziato che non trascura nemmeno l’osservazione della propria morte o che altro?

E se fosse stato, quello sguardo, l’ultimo saluto gettato a colui che in estrema solitudine aveva trascorso tutta la sua vita, senza affetti alcuni, il solo sguardo che Gaëtan Gatian de Clérambault avesse trovato insolita- mente delicato? Delicato come la soavità di quella sabbia che lo aveva trattenuto per così tanto tempo in Marocco. Fu lì del resto che si fece costruire, in caratteri arabi, la sua pietra tombale, come per ricordare a sé stesso un’altra storia, un altro luogo della mente, un’altra passione.

La clinica lacaniana. Conclusioni

La perversione è una struttura indispensabile alla definizione sia teorica che clinica del campo analitico.

La perversione è l’unica delle tre categorie psicopatologiche: nevrosi, perversione e psicosi, a essere rivendicata dalla psicoanalisi come propria.

Freud non ha mai formalizzato una teoria della perversione, tuttavia, lungo tutte le sue elaborazioni, sono presenti considerazioni al suo riguardo.

Nei Tre saggi sulla teoria sessuale Freud parla  dell’iscrizione in un ordine sessuale a partire dalla perversione.

Questo significa che “Gli esseri umani si iscrivono nella loro propria soggettività attraverso una sessuazione, e che questa sessuazione è fondamentalmente un fenomeno di cultura”.

Quindi si tratta di un ordine non naturale e strettamente collegato con l’iscrizione del soggetto nel linguaggio.

Il soggetto si iscrive nel linguaggio con il suo sintomo come un soggetto sessuato.

Il linguaggio e la sua strutturazione preesistono all’entrata del soggetto nella struttura, ed egli non potrà modificarla ma dovrà sottomettervisi.

Il sintomo è dovuto a un difetto di simbolizzazione, qualcosa  è accaduto che il soggetto non ha potuto esprimere attraverso la parola.

Nella perversione è stata individuata una modalità di risposta del soggetto di fronte alla castrazione .

Ogni soggetto, di fronte ai limiti imposti dal linguaggio che gli impediscono di riprodurre le antiche soddisfazioni legate alle prime relazioni oggettuali, mette al posto di ciò che è andato perduto un sostituto, un oggetto idealizzato che promuove il suo mondo pulsionale, la sua vita  e i  suoi rapporti sociali.

Il perverso mette in scena l’aspetto di finzione di tutto ciò, “ nega che il vuoto che si produce nel dire e nei rapporti sia un motivo, un qualcosa che muove i soggetti nella loro dimensione di desiderio” e crede di poter annullare del tutto questo vuoto,(…) il perverso vorrebbe arrivare a un dire senza resto, a un “tutto è detto”, che in altri termini significa volere includere nel dire e nella scrittura ciò che è in eccesso: il godimento in quanto tale”.

Nella perversione, al posto della divisione soggettiva, della mancanza e del desiderio che ne consegue, si trova una volontà di godimento che elimina la divisione.

Il soggetto perverso mette in evidenza con il suo agire l’aspetto di finzione operato dall’Altro simbolico che non è garante di ciò che è perduto da sempre.

Famiglia e perversione

La famiglia rappresenta il luogo nel quale l’individuo nasce e si sviluppa, e dove dovrebbero essergli  forniti i mezzi per dare un nome a ciò che accade oltre a un senso e un significato alla sua storia soggettiva.

L’abuso spesso si consuma proprio all’interno della famiglia e quindi proprio nel luogo dove dovrebbe essere garantita la protezione e la sicurezza.

Nelle famiglie abusanti esiste una logica di godimento all’interno dei legami che può essere riferita a tratti di perversione.

Colui che agisce il trauma spesso  ha un rapporto distorto con la legge, si situa oltre questa, coinvolgendo nella sua logica perversa tutti i legami familiari.

Il rapporto che si instaura fra la vittima e l’abusante non è un rapporto duale ma presuppone l’esistenza di un terzo simbolico rappresentato dalla Legge.

Questo Altro simbolico rappresenta una legge universale che tutela il soggetto dal punto di vista fisico e psichico.

Si tratta di una legge transculturale che fonda tutte le civiltà ed è rappresentata dalla proibizione dell’incesto.

L’interdizione dell’incesto non si riferisce unicamente ai rapporti sessuali fra le figure parentali ma funziona da regolatore, da filtro, fornendo una griglia simbolica che impedisce l’accesso diretto al godimento.

L’individuo si costruisce e viene a essere un soggetto attraverso le coordinate che vengono fornite da questa griglia simbolica.

Il Complesso Edipico assume in questo senso la funzione di imbrigliare il godimento all’interno del funzionamento del desiderio.

Nei soggetti abusati questo schermo simbolico viene oltrepassato e il soggetto si trova a tu per tu con un godimento senza limite.

L’Altro simbolico che garantiva la legge e che sosteneva il soggetto è scomparso e così pure il soggetto.

La funzione di velo operata dalla metafora paterna è venuta meno e con questa ogni possibilità di significazione.