Mi scrollo da dosso le foglie morte, le radici, la terra umida del passato.
Il sangue ritorna a scorrere frizzante. Sono ancora viva!
Nella consuetudine del giorno tra gli sterpi nascono gigli purissimi d
incontaminata gioia.
Vorrei vederti, afferrarti, assorbirti, e come la risacca scomposta del mare
rigettarti d’un colpo con spruzzi di vento.
Nell’arrivo, la fresca vita sorgente dalle tue braccia si trasforma
inesorabilmente nell’angosciante Stige dell’addio… Sofferenza d’incogniti
ritorni.
Oh! Mio Adone-Caronte prenditi il pedaggio di questa limacciosa via e
ritornami.
Quante volte hai trasformato in volute di fumo il mio libero arbitrio,
pezzente io rimanevo lì con le mani ad arrotolare civetta i capelli come un
educanda penosa nella sua sciocca ingenuità..
.Eppure… non v’è stata poesia più sublime… appassionata e vera…
Nessun fragore di tuono ha battuto più forte e scosso la mia anima come il
grigio azzurro dei tuoi bracieri accesi arroventati nei miei.
E si rispecchiano nei lampioni delle pozzanghere i miei pensieri tremolanti,
nella pioggia ne faccio un ombrello da chiudere sotto l’androne della tua
casa gocciolante su noi arrotolati in una coperta imbottita di vento.
Che vuoi che ti dica… Non ricordo un solo giorno in cui tu non mi abbia
fatto brillare.
Non un solo istante che non sappia di zenzero e cardamono.
Profumato e intenso come un tuffo schiumoso da cui uscire rinnovata. Con la
pelle piena di spilli puntati verso il futuro e l’odore fragrante di
baguette appena sfornate in vicoli francesi.
Per te mi strappo le vesti e GRIDO gettando le mani verso l’alto finchè non
rimane che un solo ultimo respiro.
L’ultimo soffio ripiega su se stesso e rientra.
Sussulto.
E tremo.
Stringo l’anima tra i denti della mente ed escono melodie punteggiate di
stelle.
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( E’ Il suo amore. Il suo amante. Il suo uomo del vento. Sposato. Lei è una
ragazza. Tutta la dignità regalata per manciate di stelle distribuite in
pomeriggi vissuti dentro un’ alcova-bettola-paradiso. Ma quel pomeriggio è
diverso da subito. Lei fa l’amore con raffiche di vento, trattenendo i
minuti con i denti. Quando riavvicina i bottoni della camicietta lo guarda
con occhi fermi. Lo sa cosa lui sta per dirle, aleggia nella stanza come un
buco nero sul futuro. Che non si devono più vedere e che bla bla bla… è
meglio così… e bla bla… allora lei comincia per prima)
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Non aver difficoltà a guardarmi… a parlarmi. Io rientro. Niente di grave
esce dalla mia bocca a ristornarti la vita. A graffiarti sui denti parole di
tuono.
Distendi le tue fibre, lascia che il tuo cuore s’inerpichi per la spina
dorsale e prenda il posto centrale. Il Trono di vetro. Limpido e chiaro.
Senza ritegno.
Vero. Come un colpo di fucile puntato sulla mia anima.
Vai. Inizia. Io sono già morta.
A breve sarò come un puzzle gettato a terra e scomposto nei suoi mille pezzi
di niente.
Ho danzato con te.
Solo questo è il ricordo.
Un vento di tramontana ha soffiato portando l’eco delle nostre risate mentre
infilavamo collane con gocce di mare.
Anna Maria Maddalena Dilevrano