Sessualità ed autostima: un binomio presente in uomini e donne

Secondo Galimberti l’autostima corrisponde alla “considerazione che un individuo ha di se stesso” (Galimberti U., Enciclopedia di psicologia, Garzanti, 1999). Ma più che ogni altra possibile definizione, quello che occorre comprendere è che ogni persona, questa valutazione, la costruisce negli anni, interpretando con cura ciò che accade intorno a sé.

L’autostima si costruisce fin da piccoli con ciò che i genitori, nonni, maestri e compagni dicono di noi e va a rafforzarsi o modificarsi grazie ai primi risultati che otteniamo. Autostima è però altresì essere consapevoli della propria personalità e agire senza temere il giudizio degli altri. Non vuol dire credere di “essere più” di qualcuno o diventare “come” qualcuno, ma aiutare le forze che ci abitano a realizzare noi stessi. Va da sé, quindi, che più che una semplice definizione, è conoscere se stessi, essendo liberi da aspettative e giudizi e, trovando il proprio talento, non avere timore di esprimerlo.

Poiché il proprio livello di autostima nasce da un confronto fra sé e il mondo circostante, se il confronto sarà errato, errate saranno le conclusioni. Infatti, la qualità della nostra vita è condizionata dagli obiettivi e dai risultati che ogni giorno ci prefissiamo. Per realizzare ciò che vogliamo è necessario saper pianificare le nostre mete, organizzando un piano chiaro per focalizzare al meglio le nostre forze ed energie su ciò che è davvero importante. In altre parole stabilire gli obiettivi (e raggiungerli) è un atto che concorre ad autopremiarci e quindi ad accrescere il senso del saper essere e del saper fare personali. E, tutto questo, possiamo ben dire, non è presente in un sesso specifico, ma appartiene sia all’uomo che alla donna. Ecco anche perché, quando una coppia con un figlio piccolo si predispone ad educare, dovrebbe sapere che, già appena nato e nei primi anni, il bambino è come una sorta di spugna, pronto e permeabile all’acquisire ogni tipo di stimolazione esterna.

Un atteggiamento premiante a fronte di un comportamento corretto, fin da piccoli, provvede a creare una base sicura sulla quale costruire le successive tappe di crescita e di sviluppo. Ecco anche perché possiamo dire chel’autostima non è una “cosa” che abbiamo nella testa e che genera il suo effetto semplicemente per il fatto che è dentro di noi. L’autostima è un elemento attivo, è un processo, un modo di relazionarci al mondo ed alle persone. E’ anche un modo per interpretare e dare un significato agli eventi in cui siamo coinvolti. E’ opportuno anche non dimenticare che il concetto di autostima non è legato ad uno specifico ambito ma a molteplici settori del vivere umano:
 · Sociale: è relativo al rapporto che intercorre tra noi ed i nostri amici, conoscenti, partner. Se ci domandiamo come stiamo quando siamo con gli altri, se ci sentiamo approvati, sostenuti, aiutati, la risposta che ne avremo ci potrà far capire se esiste una integrazione positiva oppure un disagio, una sorta di senso di inferiorità.
 · Scolastico/lavorativo: si riferisce a quanto ci sentiamo bravi nell’intraprendere un’attività e i vantaggi che questo comporta: buoni voti, carriera, soddisfazione ci permettono di aspirare a sempre nuovi e più ambiziosi traguardi.
 · Familiare: è in stretto rapporto con la sicurezza affettiva. Nei bambini è saliente il rapporto madre-figlio e le valutazioni dei genitori.
 · Corporeo: è legata all’aspetto fisico e alle prestazioni fisiche. Molte problematiche di natura sessuale, maschile e femminile, si interfacciano con l’autostima: il piacere ed il piacersi esteticamente, l’essere un buono o cattivo amante, come pure il giudizio del prossimo rispetto al nostro stile di enfatizzare o meno certe parti del nostro corpo.
Nei più recenti studi di psicosomatica, con applicazione in psicologia e in medicina, e di teoria della comunicazione, con applicazione in campo non solo terapeutico ma anche formativo e aziendale, il corpo viene posto al centro dell’attenzione, considerato espressione di una più profonda realtà interiore, specchio di emozioni e pensieri, sia di quelli consapevoli che quelli più profondi. Riappropriarsi della capacità di sentire il proprio corpo come parte di sé, non più come entità separata dall’anima, ma come rappresentazione fisica, visibile e tangibile dell’essere interiore, è un segno concreto di crescita, di capacità di espansione dei limiti del proprio io da una visione più sterile ad una più estesa e funzionale. Con evidenti risultati in termini di sviluppo ed aumento dell’autostima.

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